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                                                                              (a cura di Marisa Uberti)
                                   
Oltre ad essere una splendida città d'arte, con una lunga storia alle spalle e con monumenti di altissimo valore in superficie, la città di Bergamo nasconde nelle sue viscere aspetti architettonici e geologici inaspettati, oltre che misteriosi. Un mondo sotterraneo che abbiamo cominciato ad esplorare grazie al Gruppo Speleologico Bergamasco "Le Nottole", che mette a disposizione guide competenti che sanno far nascere nel visitatore la curiosità, lo stupore e la voglia di proseguire la conoscenza di questo mondo ipogeo che normalmente ignoriamo, mentre camminiamo o viaggiamo in automobile verso la Città Alta. La collina su cui essa fu costruita fin da tempi remotissimi pullula di acqua per via di numerose sorgenti naturali che se in antico la rendevano sacra, nel Medioevo e sotto la dominazione Veneta hanno costituito un grosso vantaggio, perchè la città rimaneva autonoma anche in caso di assedio.

Le sorgenti hanno alimentato acquedotti, fontane pubbliche e private fino a tempi relativamente recenti, quando la funzione del nuovo Acquedotto comunale le ha sostituite, determinando in massima parte il loro abbandono. Non solo: esse sono state letteralmente dimenticate, riempite e sotterrate ed è merito di gruppi volontari come quello degli speleologi delle "Nottole" se sono tornate progressivamente alla luce, in collaborazione con gli enti preposti.

Bergamo Alta è dunque perforata in lungo e in  largo da canali idrici, cunicoli, passaggi sotterranei. Ma come città fortificata che si rispetti, lungo i cinque chilometri delle sue Mura (che la circondano come un involucro di pietra) si trovavano le bocche di una trentina di cannoniere, alcune oggi murate e inaccessibili, altre riscoperte, ripulite e rese visitabili al pubblico. La Fortezza di Bergamo era il frutto di progressi progettuali, scientifici e tecnici, e poteva contare su tre elementi fondamentali: il bastione, la cortina e il cavaliere. Ma cannoniere e sale di manovra  non servirono mai perchè la Città Alta non venne mai attaccata. 

Le Mura cui facciamo riferimento sono quelle costruite dai Veneziani quando subentrarono nel governo della città, ovvero dal XVI secolo e la loro realizzazione comportò uno scompaginamento dell'urbanistica: vennero abbattute almeno 215 case con orti, vigneti e terreni;  diverse chiese importanti con i loro monasteri subirono la stessa sorte. Si dice che i capitani della Serenissima, quando abbattevano una chiesa per far posto ad una cannoniera sotterranea, venissero subito comunicati; per mitigare il "castigo" davano alla cannoniera stessa il nome della chiesa che avevano abbattuto.

Le Mura Venete cessarono di avere funzione militare e difensiva con l'arrivo delle truppe francesi; nel 1825 divennero proprietà demaniale e vennero smantellate le strutture militari, mentre i sotterranei furono riempiti con materiali di recupero. A volte gli ingressi sono stati scoperti per caso, in seguito gli ambienti sono stati ripuliti, esplorati e mappati, grazie anche ad una ricerca nei documenti d'archivio. Tanti secoli di storia giacciono quindi sotto i nostri piedi mentre sorseggiamo lo stupendo panorama che si gode dalla passeggiata lungo le Mura, consentendo una visuale che spazia da Milano a est al Monte Rosa a nord 

Immergiamoci dunque nel misterioso mondo sotterraneo di Bergamo...

 

La Cannoniera di San Michele
             

                            1.

E' la più suggestiva tra quelle attualmente esplorate e accessibili. Il perchè lo si può vedere dalle fotografie, oltre che dal nostro video. Descriverla a parole non può renderle giustizia. C'è un mondo pulsante di vita in questo ambiente dimenticato da secoli: dopo aver percorso la grande galleria d'accesso, curva e in discesa (f. 1), ci si ritrova al cospetto di un'imponente "sala di manovra" caratterizzata da tre vani con volta a botte, sorretta da un unico pilastro centrale (f. 2).

             2.

Nella sala maggiore sono concentrate straordinarie concrezioni di tipo carsico, che hanno formato stalattiti e stalagmiti (foto 3-7). Le prime sono filiformi e arrivano anche ai tre metri di lunghezza, dando al visitatore l'impressione di essere entrato in un mondo surreale, fantastico. Sotto la città moderna, vedere questo spettacolo desta una piacevole meraviglia! Le stalagmiti si sono formate per continuo stillicidio dell'acqua sulla superficie pavimentale, e anch'esse sono di dimensioni notevoli. Dato che ci è capitato di vedere tali fenomeni in altre grotte (ma naturali come quelle di Borgio Verezzi in Liguria o quelle di Nettuno in Sardegna), e sapevamo che la formazione di stalattiti e stalagmiti è un processo lunghissimo, ci siamo subito stupiti di vedere la lunghezza di queste presenti nella cannoniera, costruita alla fine del 1500...La spiegazione risiederebbe nel fatto che la calce utilizzata quale sigillante fra le pietre impiegate nella struttura ha accelerato se non determinato l'instaurarsi di queste concrezioni, che sono giustamente protette in un'area non calpestabile. Ogni "spaghetto" che pende dalla volta è generato da una goccia che continuamente lo alimenta. 

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L'acqua, qui, è la caratteristica predominante: infatti è stata intercettata una sorgente durante lo scavo della cannoniera ed incanalata verso l'esterno, dove si univa con l'acquedotto di Prati Baglioni che fino alla fine del XIX secolo andava ad alimentare la Fontana del Delfino in via Pignolo (situata fuori dalle Mura Venete, più in basso rispetto a dove ci troviamo). Tale sorgente, unitamente alle infiltrazioni d'acqua dalle pareti, attualmente allaga la "galleria di sortita"(f. 8) che permetteva un tempo ai soldati di uscire ai piedi delle Mura per azioni all'interno della fossa che circondava Città Alta. Uno spettacolo ammirare il cristallino allagamento, sul fondo della galleria: le gocce che vi cadono ancora incessanti creano i classici cerchi che paiono quasi susseguirsi in una armonia musicale. Tic, tic, tic...E' bello il suono dell'acqua, così sommesso, qui dentro. Respirare l'umidità e il fresco non è mai stato così gradevole come oggi che fuori la temperatura tocca i 33°!

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Dal punto di vista dell'architettura militare, questa di San Michele era una doppia cannoniera in casamatta posizionata all'interno del baluardo omonimo, detto anche doell'Acquedott (perchè vi fu addossata la vasca dell' acquedotto comunale, nel 1881, ostruendo per sempre i suoi sbocchi verso l'esterno). Doveva servire alla difesa della cortina compresa tra la Porta Sant'Agostino e parte della faccia del baluardo omonimo. Le bocche per l'artiglieria erano due e, insieme al cunicolo di sortita, si trovano tutte allineate: quella di sinistra  è completamente ostruita (f. 9), quella di destra (f. 10) permette di osservare la forma ad imbuto rovesciato verso l'esterno con un piano inclinato dove, sul fondo, veniva appoggiato il cannone. 

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Gli architetti militari sfruttarono in parte la posizione a ridosso della collina sulla quale Bergamo alta fu edificata: ciò è ben evidente in alcuni punti, in cui le pareti sono costituite da strati rocciosi.

Al di sopra di queste due bocche, sul soffitto molto alto, ci sono due aperture circolari ben rifinite: si tratta dei camini di ventilazione (f. 11), da dove avrebbe dovuto uscire il gas prodotto dagli spari dell'artiglieria (cosa che mai avvenne, come s'è detto, perchè non ci fu mai necessità). 

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Pare che nel tempo qualche incauto, in superficie, inconsapevole della presenza sotterranea della cannoniera, abbia iniziato ad infilare sacchi di spazzatura da queste aperture. "Si continua a buttare roba dentro quel buco e non si riempie mai",  si andava dicendo fino a che la cosa insospettì chi di dovere e, provvedendo ad un'ispezione, venne scoperto effettivamente -sotto i cumuli di immondizia e a diversi metri di profondità- questo straordinario ambiente ipoego, che il Comune di Bergamo terminò di restaurare nel 1992. La cannoniera venne però aperta al pubblico nel 1998 grazie agli speleologi delle "Nottole" e inizialmente l'accesso avveniva da un chiusino stradale posto a lato della strada. Dal 2002 si è reso praticabile l'attuale ingresso, sicuramente più agevole e comunque non privo di suggestione.

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  • La Fontana del Lantro

Riemersi in superficie, ci spostiamo all'inizio di via Boccola, dove si trova da secoli e secoli un luogo carico di fascino nonchè di pubblica utilità, fino a non molti anni fa. In origine il luogo poteva anche essere stato considerato sacro, ma al riguardo non si hanno notizie di luoghi di culto remoti mentre in epoca cristiana vi è sorta una chiesa dedicata a san Lorenzo. La prima chiesa dedicata a tale santo venne abbattuta per far posto alle Mura Venete nei pressi della omonima Porta e venne ricostruita qui, proprio sopra la sorgente. Fu allora che alla Fontana venne data la forma che ammiriamo ancora oggi (debitamente ripulita e recuperata al suo antico splendore grazie alle "Nottole", a partire dal 1992). Ma, com'era accaduto per la cannoniera di San Michele, del suo valore non importava più niente a nessuno, ne era svanito il ricordo e l'ubicazione. L'accesso era stato ostruito da cumuli di macerie; sul monumento stava per essere impiantata una pesante gru, che doveva servire a lavori edilizi nella chiesa di San Lorenzo. Se così fosse successo, probabilmente la struttura sarebbe rimasta intrappolata per sempre nel passato. Ricerche d'archivio nonchè il fatto che fino al 1950 qui vi erano dei lavatoi, fecero supporre che la sorgente e relativa Fontana del Lantro potessero celarsi proprio sotto terra. Una lotta contro il tempo! Per fortuna i lavori edilizi vennero arrestati e si intrapresero quelli di scavo. I lavatoi sono comunque ancora sepolti sotto una collinetta di terra (f. 13), in attesa di essere anch'essi recuperati. 

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Di questa fonte d'acqua parla il vescovo Adalberto in una pergamena datata 928 d. C., ma è probabile che fosse nota da tempi antecedenti. Ripetutamente citata in documenti del 1032, 1042 e 1248, viene indicata negli Statuti comunali medievali come una sorgente incanalata in un complesso dotato di cunicoli, cisterna, lavelli ed abbeveratoi. Ha servito per tutta la comunità della Vicinia di San Lorenzo fino alla costruzione dell'Acquedotto municipale (1881). 

Alla Fontana pervengono in realtà due sorgenti, tanto che vi sono due cisterne: una -più piccola- la si può vedere dall'esterno (f. 14) e l'altra si visita adeguatamente all'interno (f. 20-24). L'antica sorgente del Lantro nasceva in una piccola cavità dietro la chiesa di San Lorenzo e la sorgente di San Francesco venne intercettata durante i lavori di costruzione delle Mura. Dalla cartina (f. 15) si possono individuare i percorsi delle acque sorgive rispetto al sottosuolo della collina di Città Alta. Pare che la Fonte si addentri di almeno 57 m nella parete rocciosa. 

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Quando si entra, nella semi oscurità necessaria per godere di un'atmosfera ideale, si resta senza parole: una grande vasca (capacità: 400 mc di acqua) riflette le volte ad ad arco della copertura, che poggiano sull'unica colonna centrale, emergente in mezzo alla cisterna (f. 16). La profondità dell'acqua presente potrebbe aggirarsi intorno ai 10 m. Raffinata ed ingegnosa, la struttura è dotata, come detto, di una vasca minore, collocata in posizione sopraelevata rispetto a quella principale. 

           16.

                                     

tro-05.jpg (74954 byte) Gli sbocchi delle due sorgenti sono situati sulla stessa parete: l'acqua scende piuttosto allegramente ancora oggi da entrambi i condotti. Guardando verso il fondo, non si riesce a distinguerne l'origine, perlomeno di quello a destra (f. 17). A sinistra, invece, dal fondo del cunicolo (f. 18) si individua un percorso digradante, a scalette, per favorire il deflusso idrico. 

                                 18.

                                               19.tro-14.jpg (52485 byte) Piccoloondotto che convoglia l'acqua alla vasca minore. 

La manutenzione delle cisterne era assicurata dai fontanari. Su due blocchi di cemento murati all'interno della Fontana del Lantro si possono vedere le loro "firme": uno riporta la data 1856 e il nome dell'uomo, Antonio Beretta e ci dice che "espurgò" i condotti quell'anno. L'altro blocco riporta la data del 1876 e ci dice che nel mese di ottobre i due recipienti vennero espurgati da Quarti Giovanni (la modesta calligrafia incisa non permette di leggere correttamente il nome). Testimonianze molto importanti e per certi versi commoventi. Attività ormai dimenticate dal tempo...Come dimenticata e abbandonata fu la cisterna, completamente dal 1950, quando anche i lavatoi vennero dismessi. Eppure aveva onorevolmente servito tutta la popolazione della Vicinia  fino agli ultimi anni del 1800. Per l'abbondanza delle sue acque e per la sua capienza fu impiegata per diversi usi, come per la concia delle pelli e per abbeverare gli animali. Le persone potevano venire a prendere l'acqua da bere con recipienti propri, però dovevano rigorosamente attingere l'acqua della sorgente tramite appositi contenitori (in numero di sei) in dotazione, che nessuno poteva asportare (per questioni igieniche) Ciascuno poteva travasare poi l'acqua da questi ai propri.

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    24.

 

 
  • Cannoniera della Fara e Sortita dell'Acquedotto

 

Bergamo possiede i resti di altre due cinte murarie, oltre le Mura Venete: 

-quella romana, di cui avanzi sono visibili nei tratti di via Vagine, sotto il convento del Carmine, e di via degli Anditi (cinque arcate a ovest dell’attuale funicolare); 

-quella medievale che era dotata di quattro superbe porte urbiche, costruite per il controllo del traffico, l'esazione dei dazi e la vigilanza urbana, grazie al corpo di guardia al pianterreno. Esse si conservano e sono San Lorenzo, San Giacomo, Sant'Agostino, Sant'Alessandro. Il prossimo ambiente ipogeo che visitiamo prende avvio dal percorso esterno alla Porta San Lorenzo (f. 25), chiamata anche Garibaldi.

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Questa Porta è la più antica tra quelle di Bergamo Alta; fu infatti la prima ad essere costruita ed in una posizione più bassa rispetto a dove la troviamo oggi. La sua posizione originaria, nella valletta f. 26), faceva sì che si allagasse facilmente con la conseguente sua inaccessibilità. Era inoltre ritenuta troppo debole e nel 1605 venne chiusa; il popolo la rivolle a gran voce e l'accesso venne ripristinato nel 1627, dove lo vediamo attualmente. Guardarsi intorno è risvegliare l'interesse per questa sorprendente città, per il suo passato e i segreti che esso conserva. Questa è una zona che noi non conoscevamo affatto bene: del resto soltanto con tour di visita del genere che stiamo effettuando oggi è possibile accedere in determinate aree. il passaggio sotto le Mura che stiamo percorrendo è infatti normalmente non praticato dal pubblico, ma lungo esso (f. 27-33) si possono trovare più che stimolanti curiosità: ingressi ostruiti di cannoniere, acqua che trasuda dai blocchi di pietra, basi delle Mura di dimensioni enormi. 

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Ma ecco che tutto si ridimensiona e i pensieri lasciano spazio ad un altri due ambienti sotterranei che ci aspettano: la Sortita dell'Acquedotto e la Cannoniera della Fara, situata nella cortina fra i baluardi di S. Lorenzo e quello della Fara (f.34). Per accedere al primo ambiente, che rappresentava  una galleria militare al servizio della cannoniera della Fara, si passa in un semplice ingresso squadrato (f. 35), superato il quale si vede subito una grossa tubatura idrica a sinistra (canalizzazione dell'acquedotto di Prato Baglioni) e una canalizzazione, in disuso, a destra. Si tratta dell'antico acquedotto, costituito da un cunicolo e da un canale dove primitivamente scorreva una sorgente che conduceva l'acqua verso Sant'Agostino.. 

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Il cunicolo  si perde in uno scuro antro (f. 36) di cui non conosciamo l'origine, ma che i fontanari percorrevano quando dovevano provvedere alle operazioni di manutenzione del condotto. Dopo che venne realizzato l'Acquedotto comunale nel 1881, la sorgente venne abbandonata. 

                                                        36.

La struttura della Sortita, utilizzata per l'uscita alla base dalla fortificazione per effettuare azioni militari sul campo, è ancora ben conservata anche se il lato interno mura è oggi chiuso; di essa ne è percorribile una parte. Per raggiungere la cannoniera dobbiamo salire una scala amovibile (f. 37), perchè l'accesso è situato alcuni metri più in alto rispetto alla base delle Mura. Si tratta di una Cannoniera doppia, in casamatta, posta a difesa della faccia nord-ovest del baluardo della Fara. E' costituita da una sala di manovra con volta a botte e si può apprezzare la postazione per un cannone (una seconda postazione è situata accanto, ma dall'interno è ostruita, f. 41). Il resto della struttura è ingombrato da materiale da riporto (f. 38 e 42) proveniente dalla costruzione della sovrastante Via Fara. Siccome è proprio sottostante al piano stradale, toglierlo comporterebbe forse dei rischi.

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 42.

Un'altra scala amovibile (f. 43-44) ci riporta in superficie, facendoci sbucare da un tombino di via Fara (f. 45), che quando è chiuso nessuno indovinerebbe essere la porta segreta della cannoniera (eccetto coloro che lo sanno...). Rieccoci al sole, tra il traffico cittadino e l'afa estiva, riemersi da un mondo sotterraneo che ci ha regalato più di un'emozione, che ci auguriamo di avervi saputo trasmettere, anche se in piccola parte.

Sicuramente l'affascinante mondo ipogeo di Bergamo, ricchissimo di sorprese, tornerà presto sulle pagine di questo sito. Alla prossima avventura.

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  • Il sito ufficiale del Gruppo Speleologico Bergamasco "Le Nottole" è: www.nottole.it

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                                                                                         Luglio  2012