www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arnaldo1.jpg (6768 byte) (ricerca e foto di Marisa Uberti)

PARIGI, XII secolo:  in questo periodo, si studiano con maggior calore le scienze teologiche, metafisiche e filosofiche, è il teatro delle più celebri dispute che richiama studenti e studiosi da ogni Paese d'Europa e moltissimi dall'Italia. E' il periodo in cui  è più forte e sentito di qualsiasi altra cosa il sentimento religioso, pur se su opposti fronti ideologici. Da un lato gli scolastici  e i nominalisti, dall'altro i dialettici e i realisti.

In questa 'palestra' si allena Arnaldo, nelle argomentazioni contro Roscellino e Guglielmo di Champeaux, dialettici per eccellenza, abilmente confutati dal suo Maestro, Pietro Abelardo(che era stato-a sua volta-allievo di Roscellino!) e dai suoi discepoli, tra i quali(oltre ad Arnaldo) vi erano Ugone da San Vittore, Gilberto della Porta; Giovanni di Salisbury e Pietro Lombardo.

Quelle accese e celebri dispute, se oggi non interessano più, devono comunque essere ricordate perchè furono l'embrione di quei principi sui quali si fondarono le successive rivendicazioni del pensiero umano ed i trionfi della moderna filosofia.

Abelardo si opponeva al concettualismo, sposando alla filosofia pura l'etica e la morale, cose che nè Roscellino nè Guglielmo volevano inserire nei loro insegnamenti filosofici.

La lunga 'guerra'verbale che era intercorsa, le fulminanti epistole di Bernardo di Chiaravalle gli costarono la condanna come eretico decretata nel Concilio di Sens e si rifugiò in un monastero,così Arnaldo, perduto il proprio Maesto, rientrò in Italia.

Italia XII secolo(1139 circa): si sono affermate le libertà comunali e si vanno accentuando le autonomie locali; fervono accanitamente  i conflitti tra le città della rivoluzione e tradizione italiana o romana, come Milano(che ne costituiva il fulcro), Brescia, Vicenza, Parma, Modena, Tortona e quelle dette 'del regno' o della conquista militare gotica, longobarda o franca che erano Pavia, Verona,Bergamo, Lodi, Como, Asti,  Piacenza, Reggio e altre ancora.

Aleggia uno spirito innovatore, vivo ed elettrico, che si concentra soprattutto verso il sentimento religioso alle cui basi si comincia a palesare un impellente e inevitabile bisogno di 'riforma', di miglioramento degli uomini che ne erano i ministri, i custodi, coloro cioè che amministravano il clero.

E'in questo clima di 'fermento' che Arnaldo torna nella sua città natale, Brescia e inizia una predicazione che, oltre alle dottrine filosofiche, scientifiche concettualistiche che aveva ricevuto dal suo maestro Abelardo, comprendono la lotta contro l'iniquità, il dispotismo del clero a vantaggio del principio di libertà repubblicana dei Comuni. Presi di mira erano specialmente i vizi del clero stesso e le  conseguenze della potestà temporale che andava allargandosi rapidamente.

Arnaldo era figura di uomo serio e ortodosso, erudito, dalla eloquenza vivace, che calamitava le adunanze, quindi lasciava poco spazio alla calunnia dei suoi detrattori, che non sapevano dove appigliarsi.

Il suo successo fu rapido, anche perchè le sue argomentazioni solleticavano gli uditori che si riunivano in assemblea per ascoltarlo.

Da Brescia, si trasferì a Roma, pensando di ottenere un maggior effetto, poichè lì era il centro del dogmatismo. Vi ottenne ampissimi consensi popolari e, mentre nella solitudine di Cluny, il  suo maestro Abelardo stava ritrattando tutto ciò che era contrario ai dogmi stabiliti, Arnaldo accentuò sempre di più il tono delle sue predicazioni contro gli abusi, le ingiustizie, le corruzioni, le ambizioni, i vizi del clero, la loro ingerenza nella potestà civile, sostenendo che il papa in primis avrebbe dovuto restituire al popolo l'usurpato dominio di Roma.

Come immaginiamo, alla Curia Romana non potevano assolutamente andare bene queste frecciate e per prima cosa  gli procurarono la scomunica dal Concilio Lateranense, promosso da Innocenzo II .

Arnaldo intuì che si cercavano  l'occasione per impriogionarlo e metterlo al rogo come eretico, quindi riparò in Svizzera dove fu ospitato per qualche tempo dal vescovo di Costanza; in seguito passò a Zurigo, poi in Germania e in Francia, sempre predicando alla gente e anche nelle Università e nelle assemblee dei dotti.

In queste sue peregrinazioni, il suo più accerrimo nemico e persecutore fu Bernardo di Chiaravalle, che strenuamente scriveva lettere a principi, vescovi, signori delle città in cui Arnaldo si trovava a predicare, affinchè lo cacciassero risolutamente e sprezzantemente.

Ma Arnaldo non si dava per vinto! Alla morte di Innocenzo II, seguì il breve pontificato di Celestino II e poi di Lucio II, quindi Arnaldo ritornò in Italia e continuò di città in città le sue oratorie, finchè giunse nuovamente a Roma, mentre  il neoeletto Eugenio III era stato  costretto dall'animosità pubblica,  a ritirarsi presso Viterbo(1145).

Ne approfittò Arnaldo, che  lanciò parole più ardenti che mai ed eccitò il popolo a sottrarsi alla signoria ecclesiastica e governarsi liberamente, istituendo l'antica Repubblica di Roma. Il popolo lo prese in parola e, alzatosi contro il prefetto di palazzo e i rappresentanti pontifici, riuscì a cacciarli, distrusse le case e i palazzi cardinalizi e dei seguaci di papa Eugenio III. Inoltre venne istituito un Senato sul modello di quello della Roma antica cui, a furor di popolo, venne chiamato a farne parte lo stesso Arnaldo.

Questo stato di cose durò pochi mesi, fino a che iniziarono a crearsi contrasti tra i nobili e i plebei, cosicchè gli emissari del papa ne approfittarono per risollevare il loro partito e verso la fine di quello stesso anno papa Eugenio rientrava a Roma da trionfatore.

Arnaldo decise di rimanere nella città e, protetto da alcuni senatori e soprattutto dal popolo, continuò le sue predicazioni, impartendo le proprie dottrine che erano centralmente dirette a screditare il potere temporale dei papi, mentre Eugenio III gli lanciava fulmini, riuscendo anche a farlo 'trattenere' dai suoi accoliti.

Intanto, nel regno di SVEVIA(Germania) moriva Corrado III e fu incoronato imperatore Federico I detto il Barbarossa, che scese in Lombardia per ripristinarvi l'autorità imperiale, sentendosi minacciato dalle espansioni dell'autorità comunale.La vittoria su Tortona e la distruzione di altri castelli facevano pensare all'imperatore di aver domato le città 'ribelli' e si diresse verso Roma per prendere la corona imperiale dalle mani del divenuto papa Adriano IV, che-disposto ad accordargliela su consiglio di Ottone Frangipane e Pietro Prefetto- gli mandò ben otto cardinali in ambasceria per definire ogni cosa.

L'ambasciata si incontrò con il Barbarossa al castello di San Quirico e tra le varie richieste per l'incoronazione accordata, vi fu quella-in cambio-di consegnare Arnaldo da Brescia, che nel frattempo era stato liberato e nascosto presso nobili della  Campagna romana .che lo ospitavano in un loro castello onorandolo come un profeta.

Federico Barbarossa, che non sperava di accattivarsi le benevolenze del papa con così poco sforzo, mandò ad arrestare Arnaldo presso il conte che lo ospitava e poi lo consegnò al prefetto.

Il popolo, intimorito dall'esercito imperiale collocato alle porte cittadine e dalle tuonate pontificie, non si mosse per aiutare Arnaldo, al quale toccava la sorte destinata agli eretici:fu diffamato e condannato da un Concilio di prelati prontamente convocato, mentre  era detenuto a Castel Sant'Angelo, da dove fu tradotto il mattino prestissimo del giorno appresso  sulla piazza del Popolo destinata al supplizio per i delinquenti.

Arnaldo, dal rogo eretto di fronte al Corso, gettò lo sguardo sulle tre lunghissime vie che stavano prospicienti al patibolo: i cittadini, ancora immersi nel sonno, ignoravano la scena. Ma qualcuno accorse, urlò, si cominciò a udire il crepitìo delle fiamme e di lì a poco la gente accorse armata come poteva, per difendere il legislatore tanto benvoluto. Ma era tardi!

Il popolo vene respinto con lance dalle truppe del papa e dell'imperatore e impedirono che venissero raccolte perfino le ceneri di Arnaldo, che vennerò sollecitamente buttate nel Tevere.

Di cosa c'era paura? Che da quelle ceneri potessere rianimarsi lo spirito indomito di Arnaldo? Eppure tanti, dopo di lui, fecero la stessa fine, in nome della libertà.

Brescia, la città natale di Arnaldo, gli volle dedicare un monumento, che a torto alcuni hanno additato come una sorta di manifestazione antireligiosa, mentre invece è la sintesi storica di uno dei momenti più caratteristici attraversati dal pensiero e dalla coscienza umana.

Appena al di sotto della statua è scritto:AD ARNALDO AL PRECURSORE AL MARTIRE DEL LIBERO ITALICO PENSIERO BRESCIA SUA DECRETAVA TOSTO RIVENDICATA IN LIBERTA' MDCCCLX

Si notino i due 'nodi' di Salomone sopra le colonnine(ve ne sono due per ogni lato,quindi otto).

Il monumento sorge in uno dei più pittoreschi punti della città: visto da fronte si vedono i verdeggianti  Ronchi sullo sfondo; fu inaugurato il 14 agosto 1882 con una grande festa popolare, mentre il cielo era azzurro e splendeva un sole luminoso. Centinaia e centinaia le bandiere provenienti da ogni parte d'Italia, unite nel senso di solidarietà comune verso quel primo martire del pensiero e apostolo del rinnovamento ideologico dal quale, tramite il Rinascimento, si arriverà fino alla civiltà moderna.

Il monumento risponde al concetto che lo ha ispirato: è di proporzioni notevoli, costituito da un alto piedistallo in granito e marmo rosso, disegnato nello stile gotico-lombardo del XII secolo, sopra il quale si eleva Arnaldo in atto di predicare al popolo, fiducioso e naturale.

La statua bronzea è alta 4 metri e fu modellata dallo scultore Tabacchi, prodotta presso lo stabilimento Nelli di Roma. Negli specchi inferiori del basamento si trovano quattro grandi bassorilievi in bronzo, lavorati finemente dallo stesso scultore e rappresentano:

il primo  la Predicazione di Arnaldo tra la folla che gli si stringe attorno, sull'antica piazza di Brescia nel cui sfondo si vedono la rotonda del Duomo Vecchio e la Torre del Popolo; 

il secondo La Predicazione di Arnaldo in Roma, nel Foro presso l'Arco di Tito e si scorgono ruderi di colonne infrante e capitelli, molte figure di popolani e cavalieri che fanno ressa ttorno a lui; 

il terzo il Giudizio di Arnaldo in una chiesa, davanti all'imperatore Federico Barbarossa e ai prelati della corte Pontifica, che dovevano condannarlo; 

il quarto il Supplizio sulla piazza:Arnaldo è raffigurato sul palco presso il rogo, dove già ardono le fiamme che lo bruceranno.

Il piedistallo è altresì ornato dagli stemmi delle città che contribuirono all'erezione del monumento: Brescia, Roma, e altre; una cancellata artistica  recinge  la bella aiuola che è stata creata ai piedi del basamento. La piazza che lo ospita prende il suo nome e fu teatro, negli anni passati, anche di tristi atti di terrorismo.

(Ricerca di Marisa Uberti)

 

Sezioni correlate in questo sito.

                                                  www.duepassinelmistero.com

                                                     (avvertenze/disclaimer)