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                                     La Basilica Patriarcale di Aquileia (UD)

                                  Tra culti gnostici e riscoperte archeologiche

                                                                         

                                                   GALLERIA IMMAGINI

Aquileia, XXI secolo d.C. Ciò che si impone alla vista del visitatore è una imponente costruzione in stile romanico - gotico, con facciata a capanna rialzata e due spioventi laterali con un 'alta torre campanaria (XI sec.), di base quadrata con il secondo ordine ottagonale e la copertura coniforme. La basilica evoca una grande suggestione giungendo dalla passeggiata che costeggia l'antico porto fluviale romano o dalle vicine domus romane (scavi visitabili). Nell'area della basilica si trova un cimitero dei caduti della prima guerra mondiale. Addossato all'ingresso c'è un portico coperto che la raccorda al battistero (appartiene alla fase post - teodoriana ed è il terzo battistero per immersione di cui la Basilica è stata dotata nei secoli, ha una vasca esagonale, tipica della diocesi di Aquileia). L'interno dell'attuale basilica è a croce latina, a tre navate con corto transetto e tre absidi poste a oriente. Il suo orientamento è infatti sull'asse est-ovest, come consuetudine nelle chiese cristiane. E' dotata di due cripte, che per distinguerle si appellano:

- cripta degli scavi, situata a sinistra dell'ingresso attuale (vicino al Santo Sepolcro, manufatto dell' XI sec. che riproduce la chiesa dell'Anastasis di Gerusalemme). Zona archeologica sotterranea ubicata sotto il prato che circonda il campanile, di cui si può vedere la base; qui si raccolgono rovine di quattro epoche diverse, a partire da una domus Augustea (I sec.a.C. - I sec.d.C.) e diversi tratti degli antichi pavimenti musivi e in cocciopesto appartenenti alle diverse fasi architettoniche (foto della cripta dal n. 12 al n. 20 nella Galleria immagini).Disposti su più livelli, che è possibile visitare seguendo un percorso obbligato e con l'ausilio di uno scritto che il custode gentilmente fornisce (poi da restituire) si vedranno notevoli porzioni degli edifici che trovavano posto in quest' area, e splendidi mosaici a diverso tema. Motivi zoomorfi che comprendono una estesa gamma di esemplari presenti,  fortemente allegorici (uccelli, ippogrifi, un' aragosta sull'albero, un capro con pastorale e un corno; l'ariete, il coniglio, il famoso mosaico della sfida tra il gallo e la tartaruga), motivi geometrici (svariati Nodi di Salomone, intrecci,ottagoni, cerchi), motivi fitomorfi ma anche una Stella di Davide di notevoli dimensioni e fortunatamente integra (foto n. 13 della Galleria immagini). Ne riparleremo tra poco.

- cripta degli affreschi, risalente all' XI sec. d.C. e ubicata a destra del presbiterio. Presenta un ciclo di affreschi del XII sec.e disegni nelle fasce inferiori di Cavalieri alle Crociate (Templari?). (foto dal n. 30 al n. 33 della Galleria immagini).

Testa di Cristo asportata nell'ottobre del 1846 dalla volta della navata centrale della cripta degli affreschi (XII sec.), ritornata nella basilica dopo varie vicende nella Pasqua del 1972. Si noti come l'iconografia si discosti nettamente dalla consueta cui l'arte cristiana ci ha abituato

Entrambe le cripte sono visitabili con un biglietto (costo 3 euro) che si acquista in loco dal sagrestano. Entrando nella chiesa, si resta subito estasiati nel trovarsi di fronte a qualcosa di inaspettato, di splendido: il pavimento ricoperto di mosaici policromi, esattamente dieci pannelli ognuno avente un tema diverso e che per uno strano gioco del destino sono giunti fino a noi praticamente intatti, mostrandoci la maestria di chi li eseguì e fotografando un'epoca con le sue implicazioni religiose, politiche, sociali, economiche. Un 'album illustrato di simbologie evidentemente ispirate da una 'gnosi' che precedeva il cristianesimo ma che a quell'epoca in modo indolore sembrava trasporsi in esso, in nome di una Conoscenza che è universale e non settaria. Se avessimo visitato la Basilica cent'anni fa, non li avremmo visti, perchè non erano ancora stati portati alla luce; infatti erano stati completamente coperti da un nuovo pavimento nell'anno Mille, e caduti nell'oblio. Ma dopo altri mille anni riapparvero grazie al lavoro degli archeologi e ripresero a narrarci la loro storia, che oggi possiamo ripercorrere, seppure con diverse lacune. Se più avanti ci soffermeremo a capire cosa essi significano, ora è il momento di 'ricostruire' brevemente  il percorso storico e artistico della basilica, sovrapponendolo a quello di visita  che si snoda attraverso i nostri 'due passi'. Se infatti fossimo viaggiatori nel tempo e potessimo andare indietro fino all'epoca della prima costruzione cristiana di cui abbiamo tracce, troveremmo un edificio molto diverso da quello di oggi.

Aquileia, III - IV sec. d.C.  Il cristianesimo si innesta con forza nella importante provincia Romana Venetia et Histria data la posizione geografica di Aquileia, unita al suo ruolo di porto commerciale e sede militare, dove fino a poco prima si veneravano i Lari (spiriti degli avi) o divinità 'pagane' come il dio Mithra assimilato al Sole Invicto, che era venerato in santuari ipogei chiamati mitrei. La città ha restituito agli archeologi un numero considerevole di reperti attestanti la presenza di culti orientali, basati su riti di iniziazione ai misteri, soprattutto quelli Isiaci. La dea Iside era sicuramente venerata in loco tra il I e il III secolo d.C. quale dea di fertilità e rinascita e le era dedicato un tempio, ubicato nell'attuale zona a nord del porto, detto 'ab Isidi et Serapidi' cioè a Iside e Serapide, suo sposo (il loro figlio era Arpocrate, questo in una visione greca, poichè in Egitto Iside era sposa di Osiride e madre di Horus).La trasposizione dei culti è cosa frequente, così la figura di una Grande Madre percorre i secoli per approdare nella religione cristiana cattolica come Maria, la Madonna.

Pare che un primo edificio di culto cristiano nell'area dell'attuale basilica sia stato anteriore al IV sec. d.C. e che fosse sede vescovile. Sopra questa prima costruzione si sovrapposero nel tempo ben quattro basiliche.

                                                                      

Prima metà del IV sec.: fase teodoriana. E' in questo periodo,attorno al 308 d.C., che venne realizzato il meraviglioso mosaico policromo che gli archeologi hanno scoperto tra il 1909 e il 1912. Con i suoi 760 mq è il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale, proclamato patrimonio dell'umanità dall' Unesco. La splendida opera ricopriva l'aula sud di Teodoro, la quale era uno dei tre ambienti principali che costituivano la sede vescovile eretta durante l'impero di Costantino. Un 'epigrafe presente nella "Scena di pesca" del pavimento musivo ricorda il vescovo Teodoro quale fautore del complesso cultuale, che doveva rispondere alle esigenze liturgiche del suo tempo. L'epigrafe(1) è sormontata dal monogramma greco di Cristo (una X e una P intrecciate, vedi foto n. 28 nella galleria immagini): risulta fondamentale per la corretta datazione della basilica da lui eretta poichè egli firmò un documento di suo pugno nel 314 (atti del Concilio di Arles), dunque egli visse e operò in quel tempo. L' edificio aveva una forma ad U, costituita da un'aula rettangolare a sud (il cui mosaico è visibile in basilica) e una a nord (i cui resti musivi sono visibili nella cripta degli scavi), unite da un' aula trasversale rettangolare (i resti del cocciopesto sono visibili nella cripta degli scavi), a est della quale si trovavano il battistero ad immersione (aveva una vasca circolare che oggi non è più visibile), ambienti di servizio (i cui pavimenti sono visibili nella cripta degli scavi) e l'ingresso (di cui parte del mosaico pavimentale è visibile in basilica). Le esatte funzioni di tali ambienti sono tema di discussione tra gli studiosi: chi afferma che nell'aula nord si svolgesse la S.Messa e quella sud fungesse da catecumeneo, per altri era l'esatto opposto. Nell'aula trasversale si propende a credere che ci si preparasse per l'immersione battesimale (a quel tempo il battesimo si svolgeva entrando completamente nella vasca) e per ricevere il sacramento della Cresima.

Il grandioso mosaico è costituito da dieci tappeti, ciascuno ripartito secondo un tema conduttore e diviso da fasce a motivi fitomorfi (tralci di acanto). Il loro studio deve andare ben oltre il 'visivo' perchè anticamente l'uomo si esprimeva tramite simboli o allegorie che a volte è difficile decifrare. Si discute spesso se ciò che torna dal passato nasconda due sensi, quello letterale (si legge come si vede, senso essoterico) o quello più profondo o simbolico(esoterico). E' ovvio che dietro la figura si celi tutto un mondo -legato all'epoca in cui venne realizzata- che con i nostri occhi 'moderni' è sempre imperfetto da sondare. Nei dieci tappeti si individuano alcuni temi conduttori, come la grande scena di pesca (foto n. 27 e n. 29 della Galleria immagini), che si estende sia nella navata centrale verso il presbiterio che in quella laterale destra;  in essa è riconoscibile la vicenda veterotestamentaria del profeta Giona, ingoiato da un mostro marino, rigettato dallo stesso e a riposo sotto la pianta di zucca. Dato che l'autore è sconosciuto, lo si è appellato Maestro del mare. Altra scena magnificamente eseguita è quella dei ritratti dei benefattori (foto n.6 della Galleria delle immagini) in cui uomini e donne del tempo -di un realismo impressionante che sembra ti debbano parlare o sorridere- sono ritratti in eleganti clipei. Opera di un ignoto Maestro dei ritratti. Molto particolare il Buon Pastore con il gregge mistico(foto n. 26 della Galleria delle immagini), identificato con Gesù, giovane e imberbe, in mezzo ad animali di varia specie(terra, aria, acqua) con la pecorella smarrita sulle spalle e recante il flauto dei pastori (syrinx), attributo 'pagano' di Pan, il dio dei boschi e della natura. Straordinari e numerosissimi i simboli a intreccio, Fiori della Vita, scacchiere a caselle bianche e nere, Nodi di Salomone, spesso inseriti in Triskel (simboli solari di matrice celtica), a volte a gruppi a formare geometrici giochi enigmatici. Un paradiso di fiori, animali, stelle, nodi, croci, coppe, calici (chissà mai che si nasconda il Graal...!). Tutto il cosmo sembra qui riunificato in armonia per lodare il Creatore.

  • Recentissimi studi hanno identificato la presenza di una comunità gnostica prima del 250 d.C, in Aquileia, sostituita definitivamente da quella cristiana guidata dal vescovo Teodoro in epoca costantiniana. In altre sezioni del nostro sito abbiamo avuto modo di soffermarci sul cristianesimo primitivo e sul suo sviluppo, secondo un'impostazione data sostanzialmente dai Padri della Chiesa, che contribuirono alla sua diffusione soprattutto scagliandosi contro le 'eresie' ad essi contemporanee. Dai corposi scritti in merito alla confutazione delle idee avverse al nascente cristianesimo, sappiamo molto di esse. La corrente gnostica propugnava una visione del mondo materiale come creata da un Demiurgo cattivo e ignorante che non era il vero Dio, il quale sta al di sopra di Tutto e al quale si giunge solo con la morte e la liberazione dello spirito, considerato immortale (visto come emanazione del Padre, dunque della stessa sostanza) imprigionato nella materia. Per fare questo non servono intermediari, cioè le gerarchie ecclesiastiche che la nascente Chiesa di Roma stava organizzando. In tale ottica, perfino il tradimento di Gesù da parte di Giuda assume valore discutibile, infatti abbiamo visto ne 'Il Vangelo perduto' che scritti tradotti negli ultimi anni dovrebbero riabilitare la figura dell'apostolo, che avrebbe agito dietro espressa richiesta di Gesù stesso, desideroso di tornare al Padre celeste e di liberarsi della sua materialità ( in tale ottica è evidenziabile l'appartenenza di Gesù alla setta gnostica). Questi brevissimi inquadramenti per collegarci con quanto emergerebbe dall'analisi di alcune scene musive scoperte nella Basilica di Aquileia, che attesterebbero la presenza di una comunità di orientamento gnostico nella città, prima del 250 d.C.
  • Uno studioso locale, Renato Iacumin, asserisce di aver trovato le prove archeologiche e letterarie di una comunità cristiana (ellenistico-alessandrina) con una cultura greco- giudaica, comparando quanto riportato in alcuni testi 'gnostici' recuperati nella Biblioteca di Nag Hammadi (Alto Egitto) - di cui abbiamo parlato nell'articolo 'I Libri Segreti' - con i mosaici aquileiesi presenti soprattutto nella porzione orientale dell'Aula Nord Teodoriana. In particolare essi alluderebbero ai contenuti della Pistis Sophia, trattato di derivazione alessandrina del II secolo d.C. In sostanza, quell'area era il luogo in cui la setta gnostica (forse dei Sethiani, nota 2) esplicava il proprio culto religioso che prevede tre istanze originarie: luce, tenebre, spirito. Dalla Luce (Pleroma o Pienezza o Dio) derivano gli esseri generati da Dio, i pneumatici, che formano una Ecclesia (Chiesa) di spiriti imperituri da intendersi come l'unico Figlio generato dal Padre stesso, sua stessa Emanazione. Le tenebre (il Male) imprigionano però la materia, che deve liberarsi sottoforma di spirito per ascendere di nuovo all'Origine o Luce, attraverso la Conoscenza (o gnosi). I mosaici fungevano da veicolo di questa concezione ideologica del mondo.
  • Lo Iacumin ha rinvenuto, nella terza campata dell'Aula nord teodoriana (oggi visibile nella cripta degli scavi), la rappresentazione dei cieli planetari (Kerasmos) che indicherebbero il percorso che l'anima deve intraprendere per giungere alla Casa del Padre; luoghi di purificazione e superamento di prove. La Terra è per gli gnostici il livello più basso o materiale e devono essere 'risaliti' tutti gli altri per giungere all'Empireo. Ciascuno dei cinque Cieli contemplati nel trattato della Pistis Sophia è avvolto da quelli superiori e a loro volta racchiudono al loro interno le sfere degli altri cieli inferiori. A quel tempo l'astrologia era ritenuta una Scienza importantissima (oggi decaduta e relegata ad antenata pasticciona dell'astronomia, ma si ricordi che quest'ultima è stata di millenni preceduta dall'astrologia, che letteralmente significa 'la parola degli astri') e nella visione gnostica l'ascesa dello spirito al Pleroma era condizionata anche dall'influsso dei pianeti, che sarebbero stati rappresentati in questa porzione di mosaico sotto forma di animali. Ad esempio il torello con la falce messoria sarebbe Saturno (Cronos) ed è chiaro poichè l'attributo del dio del tempo e della morte è proprio la falce; il cavallo infuocato corrisponde a Giove (Zeus); l'asino Tifone è Venere (Afrodite); l'Ecate trionfante Mercurio (Hermes); il caprone Marte (Ares), mentre due coppie di uccelli (foto n. 16 della Galleria immagini) l'anima duplicata (o ancora contrasto tra Bene e Male presenti in ogni essere). Tali accostamenti iconografici si desumerebbero dalla descrizione contenuta nella Pistis Sophia e in altri testi gnostici, indicati nel Vangelo Apocrifo di Giovanni, in Basilide ed Isidoro (130-160 d.C.).
  • Superati i cieli planetari - in cui si staziona un certo numero di anni superando determinate prove- si attraversano le Costellazioni (Sterèoma) stelle fisse o 'stelle del destino', oltre le quali c'è il Limite (horos) al di là di esso il Pleroma o Dio (la Perfezione). Lo studio effettuato da Renato Iacumin ha evidenziato un colore più chiaro(luminoso) delle tessere musive, rispetto alle altre, tuttavia l'analisi del complesso significato è parzialmente impedito dalla costruzione successiva del campanile, che ha coperto gran parte dell'area pavimentale del periodo in oggetto. Nella sua sequenza 'logica' di comprensione dei mosaici, basandosi su una rilettura in chiave gnostico-sethiana, egli prosegue individuando le dodici costellazioni zodiacali (ridotte a nove per aver fissato l'ariete come 'principio', il gallo e la tartaruga come Bilancia, e i Pesci come Gesù Cristo (Figlio- Ecclesia). Abbastanza semplici da distinguere sono un Gambero (foto n. 14 della Galleria immagini) e un Drago. Il Gambero, che nella interpretazione cristiana è visto come una aragosta sopra un albero, è situato - in base alla decifrazione in chiave gnostica eseguita da Iacumin - su uno dei cinque alberi citati in Pistis Sophia (ciascuno equivalente a mille anni di creazione del mondo); ha andamento retrogrado come simbolicamente  il Sole al Solstizio estivo e si identifica con Giosuè, colui che fece 'fermare il sole'. La seconda, rappresentata in realtà da un capretto ( fu modificata non trovandosi probabilmente in linea con l'iconografia cristiana della Grande Chiesa Romana) porterebbe al Pleroma i dodici resti 'ilici' degli Apostoli, ritenuti degni di ascendere al Padre, dopo aver superato prove e sacrifici. Le sette vergini di luce menzionate nel trattato gnostico, coloro che coadiuvano Melchisedech nella raccolta dello spirito celeste, sono le sette stelle della costellazione delle Pleiadi, simboleggiate da altrettante pernici nel mosaico.
  • Nella quarta campata dell'aula Nord teodoriana (oggi visibile nella cripta degli scavi) vicino alle fondamenta del campanile, è riconoscibile un ottagono in cui si ravvisano un gallo e una tartaruga in lotta (foto n.15 della galleria immagini): per l'interpretazione cristiana essi simboleggiano l'eterna opposizione del Bene e del Male. Il gallo è l'annunciatore del nuovo giorno, cioè il Cristo 'luce del mondo' mentre la tartaruga, il cui nome greco significa 'abitatore delle tenebre', simboleggia il maligno; sulla colonnina si trova il sacchetto pieno di denaro, premio per il vincitore, su cui è appena distinguibile una cifra, forse, -CCC. L'iconografia è derivata dal culto pagano di Mithra ed è vista come un unicum nell'arte paleocristiana, intesa ad invitare il credente a combattere sempre il peccato per ricevere in dono la vita eterna. In chiave gnostica il gallo è equiparabile alla luce (che è Padre ma anche Figlio, dunque la Chiesa emanata da Lui), la tartaruga sono le tenebre (natura-materia, uomo- materiale), l'anforetta sulla colonnina che divide i due contendenti (non più vista come sacchetto di denaro,dunque) è l'aroma o l'essenza cioè lo spirito (pneuma).
  • Si giunge alfine al Pleroma, il Padre celeste, la cui virtù generatrice potente sarebbe raffigurata sotto le sembianze di un ariete, con la scritta CYRIACEVIBAS  ="O uomo-signore, che tu viva in Dio"  (vedasi la foto n.15 della galleria immagini), obbligatoriamente separato dal resto da un Limite (horos) raffigurato da una doppia fila di tessere.
  • Ma Teodoro conosceva questa comunità gnostica? Come si pose nei suoi confronti? Ne assimilò le caratteristiche trasponendole in modo indolore nel nuovo emergente culto? Egli fece rifare alcuni mosaici, ampliò l'aula gnostica, facendola diventare quella che noi oggi conosciamo come aula nord teodoriana, ne costruì un'altra identica a sud e le raccordò con un corridoio trasversale. In pochi secoli anche la sua opera venne stravolta e le antiche tracce del primitivo culto gnostico e paleocristiano corsero il rischio di sparire per sempre.

Metà del IV secolo d.C.: fase post - teodoriana nord. Fine del IV secolo d.C. o dopo la metà del V sec. (la datazione proposta è ancora controversa): fase post- teodoriana sud. In questo periodo vennero messe in opera delle colonne che hanno parzialmente rovinato il mosaico della fase teodoriana, cosa ben riscontrabile nel filare destro. A livello dell'altare moderno, è possibile notare una botola dalla quale ammirare, tramite un vetro, la pavimentazione dell'aula post- teodoriana sud. Non si manchi di apprezzare in questa zona un capolavoro scultoreo del maestro Comacino Bernardino da Bissone: la tribuna magna, con finissimi bassorilievi e databile al XV secolo. I resti del secondo battistero di cui la Basilica era stata dotata, risalente alla fase post -teodoriana nord, sono visibili girando attorno alle fondamenta del campanile, all'interno della cripta degli scavi. Si noteranno anche le fondazioni delle colonne della basilica della fase post - teodoriana nord che venne distrutta da Attila nel 452 d.C.

                                                                           

IX secolo: fase massenziana, dovuta ad interventi compiuti sotto il patriarca Massenzio, che prolungò la basilica verso est e conferendole la pianta a croce latina. A quest'epoca si datano:- la struttura architettonica della cripta degli affreschi (i dipinti sono più tardi), davvero molto interessante; - la cosiddetta 'chiesa dei pagani' cioè il portico davanti alla basilica che la collegava al battistero attraverso un edificio chiuso a due piani; - il presbiterio sopraelevato che era cinto da plutei (oggi recingono la cappella destra dedicata a S. Pietro) mirabilmente lavorati con motivi a intreccio e geometrici.

Prima metà dell' XI secolo: fase Popponiana, dovuta ai lavori del patriarca Poppone, familiare e ministro dell'imperatore Corrado II. Egli consacrò la nuova cattedrale  il 13 luglio 1031; fece coprire (che gli venne in mente?) il meraviglioso pavimento musivo con piastrelle bianche e rosse. Queste furono per fortuna levate agli inizi del XX secolo quando si scoprì che al di sotto si celava il pavimento musivo paleocristiano. In tal modo si misero in vista le fondazioni delle colonne. Le passerelle che attualmente permettono ai visitatori di camminare per non rovinare i mosaici ma al contempo di ammirarli ed immergersi nella loro armonia e sublime bellezza, sono al livello del pavimento medievale apposto da Poppone. A lui si deve anche l'erezione del maestoso campanile, non consecutivo all'edificio basilicale odierno, ma spostato di alcuni metri a sinistra, le cui fondamenta sono ben visibili nella cripta degli scavi. Durante il patriarcato di Poppone furono realizzati gli affreschi absidali, in cui proprio il committente compare -tra figure di Santi e una Madonna in trono (nella mandorla mistica)- raffigurato con un nimbo quadrato anzichè circolare, essendo egli vivente a quell'epoca.

In una fase più tarda (marquardiana, tra il XIV e il XV secolo) si provvide alla ricostruzione della copertura, dagli archi ogivali al tetto; venne realizzato così l'elegante soffitto ligneo a carena di nave, consentendo di racchiudere -come in un preziosissimo scrigno- più di un millennio di vicende storico-artistiche. Al XIV secolo risale lo splendido sarcofago-reliquiario delle cosiddette Quattro Vergini Aquileiesi (nel pannello centrale le sante Eufemia, Dorotea,Tecla ed Erasma vengono battezzate da S. Ermacora (nota 2) situato nel transetto destro, vicino all'accesso della cripta degli affreschi. In zona troviamo la Cappella dei Torriani, illustre famiglia che diede vescovi e patriarchi alla città di Aquileia, in cui sono alloggiati pregevoli sarcofagi in marmo rosso.

 

Dal IV secolo d.C. il Patriarcato di Aquileia (nascita effettiva nel 568) ebbe dunque una vita fervida e fondamentale in campo sia religioso che politico e costituì il punto di raccordo tra la cultura orientale (bizantina) e quella occidentale, che resistette anche alla caduta dell'impero romano d'oriente. Nel 554 ebbe vita quello che passò alla storia come Scisma dei Tre Capitoli o tricapitolino, da cui derivò la sua autonomia a chiesa autocefala, cioè non dipendente gerarchicamente da Roma e Costantinopoli, cosa cui si porrà fine nel 699 (Concilio di Pavia) quando rientrò nelle fila dell'ortodossia cattolica. Per un periodo (dal 1077 al 1420)  il Patriarcato ottenne anche l'investitura feudale, costituendo il Principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero. La diocesi di Aquileia si estendeva in territorio italico in molte zone della Pianura Padana raggiungendo Como; in quello sloveno e in parte anche austriaco, tanto da venire appellata come seconda chiesa per importanza dopo Roma. Venne ad unire quindi anche il mondo latino con quello germanico e slavo, racchiudendo popoli di etnie e lingue diverse; potremmo dire che era un istituto internazionale. Come realtà ecclesiale, il Patriarcato di Aquileia ha costituito la più grande diocesi e metropolita di tutto il mondo medievale europeo. Il 6 luglio 1751 il papa Bendetto XIV emanò la Bolla 'Iniuncta nobis' con cui soppresse in modo definitivo il Patriarcato di Aquileia, si dice più per motivi politici che altro, e al suo posto il 19 gennaio 1752 furono istituite le due grandi Arcidiocesi di Udine, per il territorio soggetto alla Serenissima, e di Gorizia, per quello austriaco.


Note:

1) "Felice te, Teodoro, che con l'aiuto di Dio onnipotente e del Gregge a te affidato dal cielo, hai potuto beatamente portare a termine questa costruzione e gloriosamente consacrarla a Dio".


2) Negli scritti
'sethiani' si fa una distinzione tra generazioni umane e la grande generazione di Seth (un figlio di Adamo), che sono gli gnostici. Solo coloro che discendono da Seth  appartengono ad una stirpe immortale e hanno un rapporto esclusivo con Dio; solo i discendenti di quella generazione possono conoscere, secondo la loro visione, la vera natura di Gesù. Per gli gnostici, l'incontro con Dio Creatore non ha bisogno di intermediari e pertanto non riconoscono alcuna autorità religiosa nè gerarchia ecclesiastica. Consideravano falsa la dottrina cristologica così come la stava diffondendo la nascente Chiesa ortodossa.

3) Ermacora, ricordato in Basilica nel bellissimo ciclo di affreschi della volta nella 'cappella degli affreschi', è un santo molto noto nel territorio. Nelle 'Storie di Ermacora' effigiate nei dipinti, viene narrata l'origine del cristianesimo ad Aquileia. La leggenda vuole che S.Pietro abbia inviato S.Marco affinchè evangelizzasse la città, allora capitale della Decima Regione Augustea, la Venetia ed Histria. Qui sarebbe avvenuto l'incontro con Ermacora che prese a seguire Marco a Roma, venendo poi fatto vescovo da S.Pietro in persona. Rientrato ad Aquileia come vescovo, Ermacora proseguì l'opera di evangelizzazione ma venne arrestato dalle autorità romane e imprigionato. Nella sua prigione -che condivideva con il diacono Fortunato- pare compisse diversi miracoli e convertì pure il suo carceriere, Ponziano, la famiglia di un tale Gregorio e la matrona Alessandria, che aveva guarito da cecità. Subì il martirio per decapitazione, insieme a Fortunato.

Particolare della scena di consacrazione di Ermacora come vescovo da parte di S.Pietro (volta della Cripta degli affreschi, dipinto della seconda metà del XII sec.).

                                                                                                                                   (Autrice:Marisa Uberti)

Bibliografia:

  • "Le prime tracce del cristianesimo friulano- I MOSAICI GNOSTICI DELLA BASILICA DI AQUILEIA" di Flavio Cossar (vicesindaco di Aquileia), articolo in edizione digitale scaricabile da www.sitiunesco.it; anno terzo, numero IV; ott./dic. 2007 (Unesco - Associazione città e siti patrimonio mondiale). L'Autore cita le pubblicazioni di Renato Iacumin "Le porte della salvezza -Guida alla lettura dei mosaici della basilica di Aquileia", Gaspari Editore, 2000 (prefazione del prof. Luigi Moraldi) e "Le Tessere e il Mosaico", Gaspari Editore, 2004
  • "La Basilica di Aquileia", guida rapida a cura di Gabriella Brumat Dellasorte, reperibile in loco

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