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       Il Segreto di Marcahuasi    

Misterioso Perù

                                                               (di Yuri Leveratto)

Marcahuasi è un luogo mitico: per alcuni è il centro magnetico e gravitazionale del pianeta e fu abitato, 85 secoli fa, da una prodigiosa civiltà; per altri è solo uno spettacolare altipiano a ben 4000 metri d’altezza, dove ci sono resti di una cultura pre-incaica e gli agenti atmosferici hanno modellato molti massi, rendendoli simili a facce umane e corpi di animali. 
Il mio viaggio a Marcahuasi ha avuto inizio da Lima, da dove con una buseta si raggiunge Chosica, città situata a un’ora di distanza dalla capitale del Perú. Mi ha accompagnato il ricercatore peruviano Paul Mazzei. 
Da Chosica ci s’imbarca su un autobus diretto a San Pedro de Casta, paesello situato a circa 3200 metri d’altezza, base per le escursioni a Marcahuasi. 
Il pueblito di San Pedro de Casta fu fondato negli anni successivi alla conquista del Perù in un luogo già abitato da nativi, che veniva chiamato Orcohuasi (casa en el cerro, casa nella montagna). Le leggende popolari del villaggio narrano di etnie mitiche che vissero nella valle fin dalla notte dei tempi. Secondo questi racconti i primi abitatori dell’altipiano furono i
Carashatos, cannibali primitivi che mangiavano carne cruda e basavano la loro vita su strane superstizioni. Quindi vennero gli Huaris, giganti intelligenti che usavano il fuoco e dominavano l’arte di modellare le pietre; infine vennero i Varayoq, popoli pre-incaici che successivamente vennero inglobati nel Tahuantisuyo.
Al nostro arrivo a San Pedro de Casta Paul Mazzei mi ha presentato l’ultra-ottuagenario Manuel Olivares, un simpatico vecchietto che ha lavorato otto anni della sua vita con l’esoterico Daniel Ruzo, uno dei più grandi studiosi di Marcahuasi. 
Manuel Olivares è l’uomo al mondo che conosce meglio la meseta sagrada, come viene chiamata, ma non ci ha potuto accompagnare perché gli è purtroppo calata la vista, anche se il fisico gli consentirebbe ancora di camminare fino ai 4000 metri, cosa che faceva solo due anni fa. Comunque ci ha fornito interessanti informazioni sulle zone da visitare e soprattutto sull’ora ideale (per sfruttare l’illuminazione solare), per osservare determinate rocce e interpretarne il giusto significato. 
Il giorno dopo siamo partiti verso le 6.30 e in sole due ore di facile camminata, abbiamo raggiunto la meseta di Marcahuasi. Il sole brillava su un cielo azzurro e terso, condizioni ideali per apprezzare le enormi pietre di Marcahuasi e la cittadella pre-incaica, situata non lontano da esse. 

In effetti questa foresta di pietre colpisce molto l’attenzione. Alcune di esse sembrano l’insieme di volti e profili umani (il cosiddetto monumento all’umanità), altre sono antropomorfe (El Rey politico, el profeta), altre ancora sono zoomorfe (el sapo, el leon africano, la llama). 

                                           

                                                                     "El profeta" (foto di Yuri Leveratto)

Procedendo nella visita si possono osservare delle urne funerarie (o chullpas), e poco più lontano vi sono i sorprendenti resti di una cittadella pre-incaica, chiamata appunto Marcahuasi (in quechua: casa del sovrano, ma gli abitanti di San Pedro de Casta lo traducono: casa nell’altopiano). 
Con l’amico Paul Mazzei ci siamo inoltrati nella cittadella in rovine e abbiamo filmato alcune urne funerarie. Si stima che la popolazione dell’altipiano potesse raggiungere le 500-1000 unità, in un epoca compresa tra l’ottavo e il quattordicesimo secolo d.C.

  • Ma chi erano questi antichi abitatori dell’altopiano? E soprattutto quali sono le teorie che spiegano il sistema di vita di queste remote culture?

Il primo studioso che esplorò Marcahuasi e lo analizzò da un punto di vista scientifico fu il più grande archeologo peruviano, Julio C. Tello. Nel 1923 percorse la meseta di Marcahuasi e, dopo attente analisi delle urne funerarie, delle mummie incontrate e anche della ceramica rinvenuta in situ, stabilì che i costruttori della cittadella pre-incaica dovevano appartenere alla cultura Yunga o a quella Huanca (attive dall’800 d.C. fino alla conquista di Pachacutec, nel 1476 d.C.). Secondo Tello il luogo chiamato la fortaleza (la fortezza), un insieme di enormi massi disposti uno sull’altro, situati molto più lontani del cosiddetto anfiteatro, non era altro che un luogo sacro dove gli Yunga facevano i loro riti sacri e adoravano la loro Divinità, chiamata Wallallo
Negli anni '50 del secolo scorso il ricercatore esoterico peruviano Daniel Ruzo (1900-1991), rimase a Marcahuasi per vari anni studiando le rocce e cercando d’interpretare quelle che secondo lui erano enigmatiche statue scolpite da una antichissima cultura megalitica che lui denominò Masma. Bisogna accennare che Daniel Ruzo fu affascinato dall’esoterico peruviano Pedro Astete (1871-1940). Il nome Masma deriva infatti da un sogno di Astete che fu riferito a Ruzo.
Ecco un frammento del libro "La Historia fantastica de un descubrimiento", di Daniel Ruzo, pubblicato nel 1973: 

"La più imponente delle montagne sacre della Terra, quella dove vi sono le sculture litiche più belle, sta alle porte di Lima, a ottanta chilometri dall’Oceano Pacifico, nelle Ande. Un popolo grandioso, fondatore di una cultura completa, costruì nell’altipiano di Marcahuasi, 85 secoli fa, un complesso sistema per imbrigliare le acque, e poterle utilizzare per l’agricoltura durante i mesi secchi. Convertì la meseta in una fortezza inespugnabile e in un centro religioso con quattro enormi altari. Consegnò i suoi morti ai condor e scolpì centinaia di massi convertendoli in meravigliose opere d’arte che nessuno può negare. Per tutto ciò ci vollero così tante ore di duro lavoro che possiamo concludere che questa civiltà mantenne per secoli un economia fiorente". 
Anche il famoso scrittore italiano Peter Kolosimo descrisse Marcahuasi nel suo libro "Non è terrestre", dando a intendere che gli artefici delle strane sculture furono degli “Dei venuti dal cielo”, in un periodo remotissimo, di poco successivo al diluvio.

                                                              

A mio parere solo poche pietre sono state realmente scolpite dall’uomo, mentre la maggioranza sono solo il prodotto dell’erosione del vento e della pioggia durante milioni di anni. Sarebbe però auspicabile che si potessero condurre degli studi più approfonditi sulla cittadella pre-incaica, per far luce sulla cultura Yunga (o la Huanca), che la costruì, circa dodici secoli or sono.
Le intuizioni di Ruzo e di Kolosimo però, anche se non sono supportate dalla prova scientifica delle datazioni, né dal metodo archeologico stratigrafico, devono essere prese in considerazione e rispettate, se non altro perché possono aprire la strada a nuove e importanti ricerche che potrebbero portare a risultati stupefacenti. 

                                                                   
In effetti nella meseta di Marcahuasi non tutto è stato esplorato: nella zona chiamata Infiernillo vi sono dei passaggi sotterranei dove Ruzo aveva tentato d’inoltrarsi, ma aveva dovuto desistere a causa della rarefazione d’ossigeno (ricordiamoci che in alcuni punti della meseta si raggiungono i 4200 metri e Ruzo aveva già 60 anni). Per esplorarli ci vorrebbe un equipaggiamento sofisticato che dovrebbe includere bombole d’ossigeno e tute termiche. 
Inoltre, a solo nove chilometri da Marcahuasi c’è uno stranissimo volto scolpito nella roccia di grandi dimensioni. Per certi aspetti ricorda la faccia di Marte che fece scalpore qualche tempo fa. Potrebbe essere solo uno strano gioco di luce, ma in ogni caso sarebbe interessante organizzare un' esplorazione nella zona per verificare sul campo se vi siano evidenze archeologiche.

                                                                 
Come si vede Marcahuasi racchiude in sé ancora molti misteri, ai quali solo poche persone, dalla mente aperta e libera possono accedervi. Forse il segreto di Marcahuasi, come quello dell' antica cultura megalitica che dominò il Sud America subito dopo il diluvio, è nascosto in qualche caverna nelle Ande. La nostra civiltà, non troppo interessata agli enigmi del passato, distratta e occupata a consumare le risorse senza preoccuparsi dell’ambiente, ha perso di vista gli antichi insegnamenti dei nostri antenati, ma sono certo che recuperarli potrebbe migliorare la nostra vita sulla Terra sul piano del rispetto reciproco verso gli umani e gli animali e su quello della spiritualità.

(Autore: Yuri Leveratto, copyright 2009. L'articolo originale si trova al link: http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=60, dove si possono vedere numerose fotografie e filmati girati dall'autore durante il suo sopralluogo)


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